Il Club del Corno

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Lo Stile Viennese

di Hans Pizka

(traduzione di D. Canarutto)


Questo articolo è tratto da una lettera inviata  alla  lista di discussione di Elmhurst il 20 aprile del 2000.

This article is a translation of a letter sent to the
Elmhurst horn-list on April 20, 2000.

Lo stile del corno viennese non è altro che l'uso del corno in Fa. Suonare  un corno in Fa, o  privilegiare l'uso del corno in Fa in un corno doppio, è il primo passo per ritrovare quel tipo di suono, che è simile al suono originario dello strumento.

Il passo successivo è il bocchino: le pareti interne diritte del bocchino viennese generano minore turbolenza rispetto a un bocchino dotato di tazza. Il bordo più fine e con un diametro interno  maggiore permette di mantenere più facilmente la giusta apertura tra le labbra; anche il diametro della sezione cilindrica è maggiore, e ciò permette un più libero flusso dell'aria.

D'altra parte, in tutti i modelli di corno viennese il diametro della sezione cilindrica dello strumento è minore (10,8 mm contro 11,8-12 mm circa), e ciò permette una migliore proiezione del suono, alla quale concorre anche la forma della campana che è più simile a quella della tromba. La ghirlanda sulla campana ha la funzione di prevenire una ‘rottura’ del suono ai livelli dinamici più elevati.

Le dimensioni contenute del corno viennese fanno sì che lo strumento possa essere tenuto in posizione ottimale, in particolare riguardo all'angolo tra i denti e la cannetta, contribuendo così a rendere la colonna d'aria più diritta.

Infine, per quanto riguarda lo strumento, c'è la questione delle valvole. Alle volte si sente dire che il corno viennese permetterebbe di legare così bene le note grazie ai suoi pistoni doppi, in cui entrambi i fori sono aperti contemporaneamente così che il suono può saltare facilmente... be', questa è solo una leggenda. In tutti i corni le valvole sono costruite in modo che entrambi i fori rimangano aperti contemporaneamente per una frazione di secondo. Il punto è che se si è in grado di ‘cavalcare gli armonici’, cosa a cui si è obbligati in particolar modo suonando il corno in Fa, si ottiene la stessa qualità del legato viennese (ma naturalmente ci deve essere un sufficiente supporto dell'aria).

Venendo allo stile, c'è chi pensa che solo il grande suono abbia importanza. Pensiamo invece a un bellissimo piano, non inteso solo come basso livello dinamico: un piano che canta, con una sostanza, che arriva lontano. Questa era una delle caratteristiche di Karl  Stiegler, di Gottfried von Freiberg, e oggi di Ronald Janeciz (la sua registrazione del 2° concerto di Strauss è qualcosa di veramente  speciale!). E anche il ‘forte eroico’ (che non significa un forte ‘sparato’) è un qualcosa di particolare, che contribuisce alla fama dei cornisti viennesi. Il forte è compatto, metallico (nel senso del corno naturale; Rosenkavalier), penetrante (Goetterdammerung, II atto), pieno (VII sinfonia di Bruckner), scintillante (IV di Bruckner), dorato (V di Beethoven), solare (VII di Beethoven, V di Mahler); il piano è rotondo e dolce (VIII di Beethoven, Notturno di Mendelssohn, V di Chaikovski).

Che cosa c'è alla base di una tale qualità del suono? Come ho già detto, il bocchino giusto e lo strumento giusto (corno in Fa semplice, oppure un corno doppio con una buona sezione in Fa); inoltre una giusta tecnica della mano destra ‘aperta’ (la campana relativamente stretta non permette alla mano di infilarsi troppo a fondo).

Il corno in Fa richiede anche un attacco migliore e più pulito per ciascuna nota. Qui la pronuncia  corretta delle consonanti, come per esempio in tedesco o in italiano, è di grande aiuto. Ma, qualunque sia la vostra lingua, è importante cercare di ottenere una pronuncia chiara; osservate l'effetto sui vostri attacchi.

Un'ottima tecnica del legato, con la preferenza per le legature ‘naturali’ a quelle fatte con l'aiuto delle valvole.

Posizione eretta.

Evitare la ‘competizione’ tra i membri di una sezione riguardo al volume di suono; integrarsi nell'insieme, utilizzando i tanti armonici del corno in Fa per una sezione più amalgamata; talvolta assistere i clarinetti come voce bassa, oppure appoggiarsi ai fagotti, o semplicemente arricchire il suono dei violini come voce di supporto. Non considerare ogni occasione di emettere suoni, per quanto interessante possa sembrare, come un solo importante per mettersi in mostra. Dedicarsi alla riproduzione (ho detto riproduzione!) delle creazioni del genio compositore. Evitare un modo di esprimersi espressione troppo personale; mostrare sentimenti, emozioni, ma con una sorta di ‘understatement’. Una certa semplicità nell'approccio alla musica, un modo di suonare come innocente, ecco ciò che rende giusta e amabile un'interpretazione.

C'è poi un'altro fatto, spesso trascurato: la pronuncia delle vocali. La voce del corno dovrebbe essere una “a”, pensiamo a un tenore che canta “Granada”; non “uh” oppure “oh”; pensiamo a un colore ‘verde primaverile’, non il primissimo verde, ma quello della primavera inoltrata o della prima estate. Ecco il colore giusto: trasferiamolo nel corno.
 

Grandi cornisti a Vienna:

Karl Stiegler morì nel 1932, ma per fortuna ci sono rimaste delle registrazioni: lo scherzo dell IV di Bruckner, la V, VI e VII di Beethoven sotto la direzione di Franz Schalk; si può apprezzare il suono brillante ma anche potente di Stiegler.

Hans Berger, un genio del corno. Uno o due anni di lezioni con Stiegler, poi all'orchestra di Baden vicino a Vienna per un anno, un'altro anno all'orchestra sinfonica di Vienna, un anno alla Gewandhaus di Lipsia, e
infine l'Opera di Stato di Berlino fino al 1945 (Roland Berger è nato a Berlino!). C'è un aneddoto a proposito di Hans Berger: il direttore dell'Opera di Stato di Berlino si incontrò con Hitler e si lamentò che i salari erano troppo bassi e che avrebbero perso alcune prime parti che sarebbero emigrati, per esempio il corno solista Berger, che aveva appena fatto un'audizione a Boston; Hitler replicò immediatamente di confiscargli il passaporto per trattenerlo a Berlino, ma il direttore rispose: ‘Mi dispiace, ma è cittadino austriaco’ (storia autentica, datata 1936 o 1937). Berger aveva un suono veramente limpido, e quando fu di nuovo a Vienna, dal 1945, fu autorizzato, unico della sezione, a usare un corno doppio. Esistono registrazioni in cui lui e suo figlio Roland suonano alcuni divertimenti di Mozart. Dal suo corno doppio Hans Berger otteneva un suono viennese superbo e raffinato, che può essere ascoltato in vecchie registrazioni di Bayreuth del 1936.

Roland Berger, suo figlio, entrò nella Filarmonica di Vienna nel 1958, dopo aver studiato con Freiberg (ci conosciamo per aver frequentato quella classe insieme), ma anche dopo essere stato istruito dal padre col metodo delle ‘dieci volte di seguito’. Roland era un cornista di grande potenza, con una predilezione inoltre per il suono più contenuto della tuba Wagneriana quando c'era da fare la VII, l'VIII o la IX di Bruckner. Il suo suono era un po' più scuro di quello di Freiberg, ma con un nucleo molto solido. La sua esecuzione del Grande Squillo del Sigfrido, nell'edizione Decca diretta da Solti, è esemplare; ma non lo ha mai suonato dal vivo (era compito di Freiberg o di Wolfgang Tomboeck). Purtroppo, il periodo di Roland come primo corno non è durato moltissimo, solo una ventina d'anni. Non ha lasciato registrazioni solistiche, a parte un Rondo K.371 di Mozart.

La generazione successiva di cornisti a Vienna:

Guenther Hoegner, strumentista di grande potenza, suono molto brillante, non molto a suo agio con le sonorità più contenute (nessuno di loro ha mai avuto una grande preferenza per il pianissimo!), forse un po' freddo nelle sue interpretazioni; non vorrei che questa mia affermazione sembrasse poco amichevole verso di lui, in realtà anch'io preferisco un approccio abbastanza riservato, che rappresenti i sentimenti non “dall'interno dello stomaco”, non come un “denudarsi davanti al pubblico”, ma piuttosto come un sentimento “onesto e raffinato”. Alcuni anni fa si è ritirato dal ruolo di primo corno. Il suo stile può essere ascoltato al meglio nelle registrazioni con il quintetto Wien-Berlin e formazioni analoghe, non nei concerti di Mozart né con quello di Strauss diretto da Horst Stein. Comunque i cornisti viennesi non fanno spesso concerti come solisti; sono un po' come dei cavalli da tiro nell'orchestra, dove gli impegni sono talmente pressanti da lasciare poco spazio per una carriera solistica.

Wolfgang Tomboeck junior, cornista molto romantico e sensibile, suono un po' più scuro di quello di Stiegler e Hoegner; che splendidi cantabili! È anche prima tuba Wagneriana nelle registrazioni delle sinfonie di Bruckner. Ricordo la sua VIII di Bruckner (sedeva dietro di me che ero terzo corno) al Musikverein di Vienna e alla Carnegie Hall.

Lars-Michael Stransky: un puro allievo di Roland Berger, molto, molto potente, talvolta ruvido, suono non così rotondo come quello di Berger; ma un cavallo da tiro estremamente forte!

Ronald Janezic, figlio del secondo corno Willibald Janezic, è entrato nella Filarmonica di Vienna quando aveva circa vent'anni. Secondo me, ha tutti i pregi del cornista viennese: piano delicato, forte potente, qualità splendente e solare del suono, musicalità matura. La sua registrazione del II concerto di Strauss, come ho già detto, è perfetta sotto ogni aspetto. Suona con grande potenza oppure con grande leggerezza dove è appropriato, grande stile cantabile nel secondo movimento, si integra al meglio nell'insieme; qui André Previn ha il merito di essere un eccezionale accompagnatore con la Filarmonica di Vienna, senza mai dominare o forzare il solista.

Per concludere su “come ottenere un suono di tipo viennese”: ascoltiamo le loro registrazioni, dimentichiamo il nostro ego, integriamoci nell'insieme, comandiamo la sezione con autorità quando è necessario, cerchiamo di ottenere sul corno in Fa la stessa sicurezza che abbiamo sul corno in Si bemolle (usiamo quest'ultimo per le entrate più delicate o quando la diteggiatura è più semplice, indipendentemente dal registro), usiamo un bocchino più aperto e con le pareti diritte, teniamo una posizione più aperta della mano destra, utilizziamo vocali e consonanti come nelle lingue europee; infine, semplicità dello stile.

Chi è interessato ad ascoltare i veri corni viennesi in quartetto, o il II concerto di Strauss su corno viennese (Freiberg 1943 quasi dal vivo, Pizka 1964 dal vivo) può visitare la pagina delle mie pubblicazioni all'indirizzo http://www.hpizka.de ; molte altre informazioni sul corno viennese si trovano alla mia pagina personale all'indirizzo http://www.pizka.de .



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